
L'insegnante
Dafne Carli
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La pratica proposta trae la sua ispirazione dalla tradizione non duale del Kashmir. Si pone l’accento sull’ascolto del corpo e del respiro alla ricerca di una sensibilità che permetta di esplorare le pose senza sforzo né conflitto per aprirsi al proprio luogo di tranquillità. È un invito a deporre le tensioni e ad indagare gli spazi del corpo per permettere al movimento di scorrere entro i suoi naturali sentieri. L’utilizzo di immagini sensoriali che orientano nella perlustrazione della corporeità, facilita la distensione e l’apertura verso gli strati profondi del nostro essere.
La consapevolezza del respiro, sostrato di ogni gesto, ci accompagna rivelandosi nelle sue semplici e infinite possibilità.
Giorni e orari
lunedì ore 18 – 19
martedì ore 9 – 10.15
mercoledì ore 8 – 9.15
Lezione prova con prenotazione obbligatoria
APPROFONDIMENTO
Che cosa sono le asana?
Le posture e gli esercizi hanno come scopo quello di riportare il corpo verso la sua funzionalità, liberandolo dagli intasamenti strutturali. La loro azione interviene principalmetne su tre punti: la dissoluzione delle resistenze e delle tensioni profonde; la liberazione e il raddrizzamento della colonna vertebrale che attraverso l’accumulo di reazioni di ogni tipo – difese, resistenze, condizionamenti, stress – risulta bloccata in più punti; il risveglio e l’armonizzazione degli strati profondi della sensibilità (khosa). In questa pratica non si vuole fabbricare un corpo ideale o migliore; ognuno è invitato a praticare nel rispetto della propria struttura, qualsiasi siano le proporzioni delle braccia, delle gambe o del busto. Poichè solo il rispetto della struttura individuale può permettere la liberazione dei nodi profondi.
Le asana (posture) non rappresentano solo l’approccio allo yoga per così dire “fisico”: sono degli strumenti per esplorare il nostro corpo. Le articolazioni in cui si trovano tante resistenze, gli spazi intervertebrali, le mani, i piedi e il viso sono le zone più sollecitate in questa esplorazione per arrivare a sentire che è la distensione che libera gli antagonismi, non lo sforzo e la tensione muscolare.
Lo scopo non è di compiere la posizione esterna ma, attraverso l’ascolto delle nostre resistenze, il sentire cosa ci impedisce di abitarla. Non interessa cioè “arrivare” ma osservare quello che si presenta durante il percorso, alla ricerca di una sensibilità che permetta di esplorare le posizioni senza sforzo nè tensione, per aprirsi al proprio spazio di tranquillità.
Baret E., Yoga tantrico. Asana e pranayama del Kashmir. 2008, Ed. Mediterranee
Baret E., L’unico desiderio. Nella nudità dei tantra. 2010, Ed. La Parola
Baret E. , Le yoga tantrique du Cachemire, 2008, Ed. Relie
Zondervan K., Le yoga tantrique, 2010, Ed. Almora
Yoga. Seminario residenziale
Sorprendersi a trovare che è nel limite che sorge l’illimitatezza: un ampio spazio, una nuova prospettiva attraverso cui guardare.